CHIESA DELL'IMMACOLATA

La storia della Chiesa dell’Immacolata ha antiche origini. La conferma si è avuta solo alcuni anni fa quando, in seguito a radicali lavori di restauro per riparare i danni causati dal terremoto del 1980, è stata rinvenuta sotto il pavimento una cappella con i resti di un antico e prezioso affresco. Era questa la Chiesa di S.Pietro, di cui si conosceva l’esistenza ma non l’esatta ubicazione.

La scoperta ha anche consentito di capire che questa originaria chiesetta, per un evento traumatico sconosciuto e non datato fu quasi interamente distrutta. Da qui l’esigenza di erigere un nuovo edificio religioso che fu costruito ad una quota leggermente superiore, così da lasciare i ruderi della crollata cappella sotto il pavimento. La nuova chiesa, per la quale fra l’altro era stato utilizzato il quattrocentesco portale d’ingresso della prima, fu intitolata all’Immacolata, come ancora oggi si chiama.

Nel 1824 la Chiesa fu oggetto di lavori di ampliamento che ne hanno definito le attuali dimensioni. Nel 1923 fu modificata la copertura con lavori che interessarono pure il profilo e l’aspetto della facciata. Anche l’interno fu rinnovato con il rifacimento totale del soffitto, che venne realizzato a cassettoni e arricchito con un grande quadro della Madonna, dipinto dal pittore Lanziani di Lauria. Cronologicamente precedenti sono i due ovali posti sulla parete di fondo del presbiterio, dietro l’altare, nei quali sono delimitate le immagini di S.Biagio e di S.Pietro, due dipinti ad olio databili all’inzio dell’800, di autore ignoto.

Gravi danni, soprattutto alla struttura, furono causati dal terremoto del 23 novembre 1980 per cui sono stati necessari sostanziosi interventi di restauro. La Chiesa è stata riaperta al culto nel 1995. La testimonianza artistica più notevole presente nella Chiesa dell’Immacolata è senza dubbio il prezioso affresco ora visibile nella cripta sottostante.

CHIESA DI SAN PIETRO

Edificata nel XIV secolo, si credeva persa fino a quando non è stata ritrovata sotto la chiesa dell'Immacolata durante dei lavori di restauro. Vi si trova un interessante affresco dell'Ascensione del XIV-XV secolo.

Le figure rappresentate nell’affresco raffigurano il tema iconografico dell’Ascensione e riproducono i dodici apostoli. Benché molte di esse non siano purtroppo complete, gli elementi superstiti consentono comunque una loro quasi certa identificazione. La prima figura a sinistra, quasi acefala, è probabilmente quella dell’apostolo Giacomo Minore; porta a questa conclusione il cosiddetto bastone del fullone, ovvero l’arnese con il quale Giacomo fu martirizzato e che tale personaggio stringe fra le mani.

La seconda figura è quella dell’apostolo Simone il Cananeo o Zelota mentre la terza appartiene all’apostolo Filippo. Uno spezzone di iscrizione ancora visibile, cioè la parola in gotico corsivo “...MASI...” fa dire che la quarta figura è sicuramente l’apostolo Tommaso detto anche “Didimo”, cioè gemello. L’apostolo Andrea è il quinto personaggio di questa iconografia: con la mano destra stringe la croce portatile latina simbolo del suo martirio.

La sesta posizione è occupata, invece, dal principe degli apostoli, ossia Pietro e il segno che lo contraddistingue indiscutibilmente è rappresentato dalle chiavi strette dalla sua mano destra; con la sinistra, poi, regge, come del resto quasi tutte le figure, il volumem simbolo della sua funzione di apostolato fra le genti. Accanto, come settima figura, appare S.Paolo, cioè la figura che con la mano destra regge la spada, con la quale fu martirizzato, e con la sinistra il volumen a simbolizzare il fatto di essere l’autore dell’Epistole. L’ottavo personaggio è sicuramente l’apostolo ed evangelista Giovanni: ad indicarlo è l’iscrizione abbreviata “S. IOHES” che si vede impressa vicino a questa figura. L’apostolo Giacomo Maggiore è invece la nona figura.

Decimo personaggio è l’evangelista Matteo: infatti è ancora visibile una parte superstite del suo nome. Se poi questo indizio non bastasse, a suffragare la certezza della sua identificazione interviene anche la penna che, impugnata con la mano sinistra, allude in maniera inequivocabile al suo ruolo di scrittore del primo Vangelo. L’undicesima figura impugna un coltello e perciò si tratta di Bartolomeo. A chiudere la teoria è la dodicesima figura, cioè Giuda Taddeo. (testo e foto www.marateasacra.it)