CHIESA DI SAN VITO

L’edificio è a navata unica, con pianta rettangolare, con tetto a due falde in coppi e due capriate lignee interne. Il presbiterio, con volta a crociera, al cui centro è disegnato uno stemma che raffigura l’Agnello di Dio, inserito in una corona di alloro, proba¬bilmente lo stemma del Vicario Capitolare (Biblioteca Centro Culturale Maratea, ms. D. Biagio Antonio Iannini, fase. I, f.28), presenta un altare con il paliotto decorato a motivi floreali, con una croce centrale.

Dal lato sinistro si accede a due piccoli locali che fungono da sacrestia. Sui piedritti del sottarco che separa la navata dal presbiterio, sono visibili due dipinti murali che riproducono, a sinistra, il volto di San Biagio e a destra, il volto di San Francesco d’Assisi, databili al ‘500. I muri del catino absidale sono arricchiti da interessanti affreschi del ’400. In particolare si distinguono due figure, quella della Madonna in trono e quella di San Giovanni Battista, in basso a destra due offerenti.

A sinistra del dipinto centrale si notano tracce di pittura forse di un’ altra raffigurazione, quella di San Biagio, cancellata nel tempo. In una nicchia, a destra della zona presbiteriale, è conservato un frammento di affresco quattrocentesco, che riproduce l’effige di San Vito, mentre sulla parete di destra della navata è dipinta la figura di San Rocco del ‘500. Nel retro-prospetto è posta un’epigrafe, datata 1757, che ricorda i benefattori della chiesa Francesco Mazzeo e Orsola Schettini e un’acquasantiera, in marmo grigio, a forma di conchiglia del ‘700.

La chiesa è affiancata da un campanile, di piccole dimensioni, sul cui fronte è dipinta la data 1889, riferibile probabilmente ad un suo restauro, con pianta quadrata e tre archetti a sesto acuto, terminante con una cuspide piramidale. L’abside, all’esterno, è abbellito da tre corsi concentrici di romanelle. Sulla parete opposta all’ingresso sono visibili due stelle murate, a mo’ di feritoie. Dai verbali delle Visite episcopali e pastorali, conservati nell’Archivio parrocchiale, che però si riferiscono ad un periodo che decorre solo dal 1603 in poi, risulta che la chiesa era adornata di due altari, quello maggiore e l’altro dedicato a San Rocco ed era impreziosita dagli affreschi recuperati, solo in parte, durante i lavori di restauro del marzo 1980.

Possedeva anche una rendita di otto ducati all’anno, elargita dal benefattore Antonio Marotta. Nel 1679 venivano sospese le funzioni religiose in quanto fatiscente, riprese nel 1724 con il ripristino di un solo altare. Un’ epigrafe ubicata all’esterno, sulla porta dell’ingresso, ricorda che l’edificio subì interventi di restauro nel 1883. L’ultima opera di recupero del 1980, è stata curata dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, attraverso le sue Soprintendenze. (testo e foto www.marateasacra.it)